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Infiltrazione articolare con frazione libera del tessuto adiposo: una nuova frontiera nella medicina rigenerativa

  • Raffaele Pezzella
  • 5 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi anni, la medicina rigenerativa ha aperto nuove prospettive nel trattamento delle patologie articolari, soprattutto in quei casi in cui la degenerazione della cartilagine o i processi infiammatori cronici rendono difficile un recupero completo con le sole terapie tradizionali. Tra le tecniche più promettenti si distingue l’infiltrazione articolare con frazione libera del tessuto adiposo, una procedura che sfrutta le proprietà rigenerative delle cellule mesenchimali contenute nel grasso corporeo.



Che cos’è la frazione libera del tessuto adiposo


Il tessuto adiposo, comunemente noto come “grasso”, non è solo un deposito energetico, ma un vero e proprio organo biologicamente attivo, ricco di cellule con potenziale terapeutico. Al suo interno si trovano cellule stromali mesenchimali (MSC), note per la loro capacità di modulare i processi infiammatori, favorire la rigenerazione dei tessuti e stimolare la produzione di matrice extracellulare.


La cosiddetta frazione libera o microframmentata del tessuto adiposo è un derivato ottenuto mediante un procedimento meccanico di frammentazione e filtrazione del grasso, senza l’utilizzo di enzimi o reagenti chimici. Il risultato è un concentrato cellulare “naturale”, immediatamente utilizzabile per le infiltrazioni intra-articolari.



Come si svolge la procedura


L’intervento è minimamente invasivo e si esegue in regime ambulatoriale, generalmente sotto anestesia locale. Si articola in tre fasi principali:


1. Prelievo del tessuto adiposo

Una piccola quantità di grasso (di solito 20–40 ml) viene aspirata da zone come addome o fianchi, attraverso una micro-liposuzione atraumatica.


2. Elaborazione della frazione libera

Il tessuto adiposo viene poi sottoposto a un processo di microframmentazione che elimina gli eccessi di olio e sangue, mantenendo intatte le cellule stromali e la loro nicchia pericellulare.


3. Infiltrazione articolare

La frazione ottenuta viene iniettata direttamente nell’articolazione interessata (ginocchio, anca, spalla, caviglia, ecc.), sotto guida ecografica o fluoroscopica, per garantire la massima precisione.


L’intera procedura dura in media 30–60 minuti e non richiede ricovero né tempi di recupero significativi.



Meccanismo d’azione e benefici


Le cellule mesenchimali del tessuto adiposo non “ricostruiscono” la cartilagine in senso stretto, ma agiscono inducendo un microambiente rigenerativo. In particolare:


- Modulano la risposta infiammatoria, riducendo dolore e gonfiore;

- Favoriscono la riparazione tissutale, stimolando i condrociti residui e la sintesi di nuova matrice cartilaginea;

- Migliorano la lubrificazione e la funzionalità articolare.


Diversi studi clinici e preclinici hanno mostrato che, soprattutto nei gradi iniziali e intermedi di artrosi, il trattamento può portare a un miglioramento significativo del dolore, della mobilità e della qualità di vita, spesso già dopo poche settimane dall’infiltrazione.



Indicazioni e sicurezza


L’infiltrazione con frazione libera del tessuto adiposo è indicata per:


- Artrosi di ginocchio, anca, spalla e altre articolazioni;

- Lesioni cartilaginee focali;

- Tendinopatie o esiti di traumi articolari.


Essendo un trattamento autologo (il materiale deriva dallo stesso paziente), il rischio di reazioni immunitarie o rigetto è pressoché nullo. Gli effetti collaterali, rari e di lieve entità, possono includere modesto dolore o gonfiore nella sede di prelievo o infiltrazione, generalmente risolutivi in pochi giorni.



Conclusioni


L’infiltrazione articolare con frazione libera del tessuto adiposo rappresenta oggi una soluzione innovativa e biologicamente avanzata per il trattamento delle patologie articolari degenerative. Pur non sostituendo la chirurgia nei casi più gravi, offre una valida alternativa rigenerativa nei quadri iniziali e moderati, contribuendo a ritardare la progressione dell’artrosi e a migliorare la qualità di vita dei pazienti.


Come sempre, la valutazione deve essere personalizzata: solo un ortopedico esperto in medicina rigenerativa può stabilire se questa procedura è indicata per il singolo paziente, dopo un’accurata valutazione clinica e strumentale.

 
 
 

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