Dolori da crescita o da sport? Le apofisiti nel giovane atleta spiegate dall’ortopedico
- Raffaele Pezzella
- 17 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Capita spesso che un giovane sportivo, magari nel pieno della stagione agonistica, inizi a lamentare dolori alle ginocchia, ai talloni o alle anche.
Molti genitori si chiedono allora: “Sarà solo crescita o c’è qualcosa di più?”
La risposta, nella maggior parte dei casi, sta nel delicato equilibrio tra sviluppo scheletrico e carico sportivo. Durante l’adolescenza, infatti, le ossa e i tendini non crescono alla stessa velocità: le strutture muscolari diventano più forti e potenti, mentre i punti d’inserzione sull’osso — chiamati apofisi — restano ancora fragili.
Se gli allenamenti sono intensi o i tempi di recupero troppo brevi, queste zone possono andare incontro a microtraumi ripetuti che causano dolore e infiammazione: le cosiddette patologie da sovraccarico.
Tra le più frequenti troviamo il morbo di Osgood-Schlatter, il classico “dolore sotto la rotula” del giovane calciatore o cestista, insieme ad altre forme di apofisite che possono interessare il tallone, il bacino o il gomito.
Riconoscerle e gestirle in modo corretto è fondamentale per permettere ai ragazzi di continuare a crescere — e a fare sport — in sicurezza.
Cosa sono le patologie da sovraccarico
Le patologie da sovraccarico, o “overuse injuries”, non derivano da un trauma acuto, ma dall’effetto cumulativo di microtraumi ripetuti nel tempo.
Nel giovane atleta, queste sollecitazioni si concentrano soprattutto nelle zone di accrescimento osseo, dove i tendini si inseriscono sull’osso: le apofisi.
Durante la crescita, queste strutture sono particolarmente vulnerabili. I gesti sportivi ripetuti — come saltare, correre, calciare o lanciare — generano trazioni continue che possono provocare una reazione infiammatoria locale, spesso dolorosa ma reversibile.
Il dolore, in genere, compare gradualmente: all’inizio solo dopo gli allenamenti, poi anche durante lo sport o persino a riposo.
Il morbo di Osgood-Schlatter: il dolore sotto la rotula
Tra tutte le apofisiti, la più conosciuta è il morbo di Osgood-Schlatter, che interessa l’inserzione del tendine rotuleo sulla tuberosità tibiale anteriore (la parte superiore della tibia, appena sotto la rotula).
Colpisce soprattutto ragazzi tra 10 e 15 anni che praticano sport con salti o scatti, come calcio, basket o atletica.
Il sintomo tipico è un dolore localizzato sotto la rotula, che aumenta durante la corsa o il salto e si accompagna spesso a una piccola tumefazione ossea palpabile.
Cause principali:
Allenamenti troppo intensi o frequenti, senza adeguato recupero.
Muscoli anteriori della coscia (quadricipiti) molto sviluppati e poco elastici.
Squilibri di forza o rigidità muscolare.
Cosa fare:
Ridurre o modulare l’attività sportiva nei periodi di dolore acuto.
Applicare ghiaccio dopo l’attività fisica e praticare stretching regolare di quadricipiti e muscoli posteriori della coscia.
In alcuni casi, può essere utile una fascia sotto-rotulea o un tutore leggero.
Una volta ridotto il dolore, il percorso di rieducazione funzionale aiuta a prevenire recidive e migliorare la postura dinamica.
La buona notizia è che l’Osgood-Schlatter tende a risolversi spontaneamente con la fine della crescita, lasciando solo, in alcuni casi, un piccolo rilievo osseo sotto il ginocchio.
Le altre apofisiti da sovraccarico: non solo ginocchio
Il morbo di Osgood-Schlatter è solo una delle tante apofisiti che possono comparire nei giovani sportivi. Ecco le più comuni:
Morbo di Sever (apofisite calcaneare): dolore al tallone, tipico nei bambini che praticano calcio o corsa. È causato dalla trazione del tendine d’Achille sul calcagno in accrescimento.
Malattia di Sinding-Larsen-Johansson: infiammazione dell’apice inferiore della rotula, con dolore localizzato davanti al ginocchio.
Apofisite della spina iliaca anteriore superiore o inferiore: dolore all’anca o alla parte alta della coscia, tipica nei calciatori e negli sprinter, legata ai muscoli sartorio e retto femorale.
Apofisite dell’olecrano (gomito del lanciatore): frequente in sport come tennis, baseball o pallavolo, dovuta alla trazione dei muscoli estensori dell’avambraccio.
Anche se il dolore può essere fastidioso, nella maggior parte dei casi non si tratta di patologie gravi, ma di segnali che il corpo sta chiedendo una pausa o un riequilibrio dei carichi.
Il ruolo della prevenzione: ascoltare il corpo in crescita
Prevenire queste condizioni significa educare all’ascolto del corpo.
Genitori, allenatori e ragazzi devono imparare a riconoscere alcuni segnali precoci:
Dolore persistente durante o dopo l’attività sportiva.
Gonfiore localizzato o rigidità muscolare.
Calo della performance o difficoltà a completare gli allenamenti.
Un periodo di riposo mirato, la revisione del carico di lavoro e un adeguato programma di stretching e rinforzo muscolare sono spesso sufficienti per evitare problemi più seri.
Fondamentale anche la cura dei dettagli: riscaldamento accurato, scarpe adeguate, idratazione e alimentazione equilibrata.
In conclusione
Le patologie da sovraccarico nel giovane sportivo non devono spaventare, ma nemmeno essere sottovalutate.
Si tratta di disturbi transitori, legati al naturale processo di crescita, che se gestiti correttamente non lasciano conseguenze.
L’obiettivo non è fermare lo sport, ma imparare a praticarlo in modo consapevole, rispettando i tempi del corpo e i segnali che manda.
Con la giusta attenzione da parte di genitori, allenatori e specialisti, il giovane atleta può continuare a crescere in salute — e a coltivare la sua passione, passo dopo passo.




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